Cristiano Cavina, Tropico del Fango, Laterza 2025
«Il tropico del fango è la nuova latitudine in cui ci siamo ritrovati a vivere in Romagna. Ma su questa terra che i nostri antenati si sono inventati da una maledetta palude o togliendola alle foreste dell’Appennino, ci sta un mucchio di gente che a star zitta non è capace e anche con il cuore spezzato, ci canta sopra, anche solo per il gusto di ridere in faccia alla morte e alla sventura.»
Cristiano Cavina, amatissimo scrittore e voce di questa terra sconvolta da tre alluvioni colossali, racconta quello che ha vissuto.
«Ho scritto questi testi con la casa ancora mezza allagata, i salvagenti di sicurezza legati sul tetto, e la gente intorno che aveva perso tutto. Un vicino anche la vita.
Non sono racconti, non sono reportage. C’ho messo quello che vedevo, andando con mio figlio ad aiutare dopo aver ripulito casa nostra. Io sono nato a Casola Valsenio, negli Appennini, dove letteralmente sono venute giù le montagne ed era rimasta solo la strada per andarci. Per un giorno intero non ho saputo se mia mamma era viva o morta. Era viva. Aveva creato un rifugio di emergenza per galline profughe.
Io non sono un giornalista. Sono un narratore. Non mi interessano tanto i fatti in sé, quanto cosa accade agli esseri umani che ne sono travolti. Non come franano le montagne o si allagano i quartieri, ma come franano – o non franano – le persone, come si allagano le loro vite e come riscono a non affondare.
E anche con queste parole, ho cercato di fare quello che da sempre tento: salvare mondi che rischiano di scomparire.»
Roberta Recchia,Tutta la Vita che Resta, Rizzoli 2024
Uno strappo che sembrava impossibile da ricucire, una famiglia che nel corso degli anni ritrova la strada nella forza dei legami. Ci sono libri che ti entrano dentro, che ti accompagnano per mano nella vita di tutti i giorni. È ciò che succede con l’esordio magnetico di Roberta Recchia, una storia da cui non ci si stacca, con protagonisti vivi, autentici. Come Marisa e Stelvio Ansaldo, che nella Roma degli anni Cinquanta si innamorano nella bottega del sor Ettore, il padre di lei. La loro è una di quelle famiglie dei film d’amore in bianco e nero, fino a quando, anni dopo, l’adorata figlia sedicenne Betta – bellissima e intraprendente – viene uccisa sul litorale laziale, e tutti perdono il proprio centro. Quell’affetto e quella complicità reciproca non ci sono più, solo la pena per la figlia persa per sempre. Nessuno sa, però, che insieme a Betta sulla spiaggia c’era sua cugina Miriam, al contrario timida e introversa, anche lei vittima di un’indicibile violenza. Sullo sfondo di un’indagine rallentata da omissioni e pregiudizi verso un’adolescente che affrontava la vita con tutta l’esuberanza della sua età, Marisa e Miriam devono confrontarsi con il peso quotidiano della propria tragedia. Il segreto di quella notte diventa un macigno per Miriam fin quando – ormai al limite – l’incontro con Leo, un giovane di borgata, porta una luce inaspettata: l’inizio di un amore che fa breccia dove nessuno ha osato guardare. Tutta la vita che resta è un romanzo prezioso e dolcissimo, doloroso, accogliente, intimo e corale, che esplora i meccanismi della vergogna e del lutto, ma soprattutto dell’affetto e della cura, e li fa emergere con una delicatezza sapiente, capace di incantare e sorprendere.
Elvira Mujčić, La Stagione che non c’era, Guanda 2025
Jugoslavia, 1990. L’aria è tesa, le voci dei nazionalisti si fanno sempre più insistenti. Ma c’è ancora tempo, c’è ancora spazio per scongiurare gli allarmi che arrivano dalle zone di confine. In questa atmosfera elettrica, due giovani fanno ritorno alla loro cittadina nella Bosnia orientale. Nene è un artista ossessionato dall’eventualità che il suo Paese possa d’improvviso non esistere più, che nessuno ricordi più cosa significa essere jugoslavi, e immagina di realizzare un’opera che testimoni il mondo in cui la sua generazione è cresciuta. Merima, l’amica degli anni della scuola, crede nella politica, nel sogno di «fratellanza e unità» dei popoli, e cerca di contrastare i venti burrascosi che soffiano nel Paese, sperando così anche di distrarsi da una ferita d’amore. E poi c’è Eliza, la figlia di Merima, una bambina di otto anni che sta pianificando un viaggio per raggiungere il padre che non ha mai conosciuto e di cui conserva solo un biglietto di auguri. Elvira Mujčić, che durante le guerre jugoslave era una bambina come Eliza, racconta i destini individuali attraverso cui si muove il destino di un Paese intero, animato dagli stessi sogni dei suoi protagonisti, che inevitabilmente si scontrano con la fine delle proprie utopie. La Jugoslavia diventa così il simbolo di ciò che accade quando il culto del passato si esaspera e si trasforma in violenza, teatro di paure e inquietudini così simili a quelle del nostro presente.
Valentina Ferrari,Ermione, Mondadori 2025
Molti sostengono che la bellezza sia un dono. In pochi sanno che può anche essere una condanna. Ermione l’ha compreso fin troppo presto. Abbandonata dalla madre Elena, fuggita da Sparta per inseguire il suo sogno d’amore, e dal padre Menelao, partito per muovere guerra a Troia e riportare a casa la moglie, è cresciuta con due certezze: di non essere sufficientemente importante per i genitori e, soprattutto, di non essere, per tutti gli altri, che il pallido riflesso della avvenente Elena. Nessuno sembra vedere altro in Ermione. A nessuno sembra interessare chi sia veramente, o che cosa voglia davvero. Pedina di giochi di potere più grandi di lei, viene spedita dalla nonna Leda a Micene per suggellare l’alleanza di sangue tra la sua famiglia e quella dello zio Agamennone, l’uomo più temuto di Grecia. Se Sparta era, nonostante tutto, il suo rifugio, Micene diventerà la sua prova più importante, un viaggio di crescita e ribellione che la trasformerà profondamente. Qui, infatti, nonostante lo sguardo vigile e severo della zia Clitemnestra, grazie al cugino e promesso sposo Oreste, stimolante quanto irritante, Ermione inizierà a intravedere la possibilità di essere qualcosa di più e di diverso della figlia di Elena. Più della nipote di qualcuno, o della moglie di qualcun altro. Ma il destino delle donne di Grecia non si scrive con la libertà. E ogni scelta ha un prezzo. In Ermione, Valentina Ferrari intreccia il fascino della mitologia classica con il battito travolgente di un cuore diviso tra dovere e desiderio. Un romanzo che dà finalmente voce e giustizia a una delle giovani donne dimenticate della mitologia, e che non potrà che essere amato anche da chi cerca un romance fatto di sguardi rubati, desideri inespressi e scelte impossibili.
Michele Marziani, Il Bandito, Bottega Errante Edizioni 2025

Siamo a inizio Novecento, la guerra non ha ancora investito l’Italia, ma qualcosa sta cambiando: nelle montagne della Valsesia e della Valle d’Aosta si diffonde la voce del ritorno di Pietro il Bandito. Insieme a lui, un gruppo di personaggi fuori dal comune: un poeta, una fotografa, un giornalista socialista e perfino un pellerossa licenziatosi dal circo di Buffalo Bill.
“Il bandito” è un romanzo che prende spunto da un personaggio realmente esistito: «La storia di Pietro nasce da una suggestione storica: alla fine dell’Ottocento c’era un famoso bandito in Valsesia, Il Bangher, arrestato nel 1900 e poi rimpatriato in Austria nel 1910. Da allora, di lui non si seppe più nulla. In questo ‘non si seppe più nulla’ si muove il mio romanzo, che è totalmente inventato. E non sappiamo nemmeno se il mio bandito sia davvero Il Bangher oppure no».
Il romanzo ci fa viaggiare tra le Alpi Orientali, la Valsesia, la Valle d’Aosta e Livorno. L’ambientazione è fondamentale: «Abitare in Valsesia e frequentare la Valle d’Aosta è stato essenziale. Ho immaginato questa storia camminando in quasi tutti i luoghi del romanzo. Solo standoci dentro potevo dare vita ai miei personaggi».
Alae Al Said,Il Ragazzo con la Kefiah arancione, Ponte Alle Grazie 2024
Al Khalil, Cisgiordania, anni Novanta. Loai Qasrawi parla con un giornalista americano venuto per ascoltare la storia della sua fabbrica di kefiah, quando una domanda imprevista fa riemergere il ricordo di una kefiah arancione.
1961. Loai è un ragazzino dai capelli rossi. Piccolo, timido, studioso e con quei capelli fiammeggianti, è la vittima perfetta per i bulli della scuola. Il sostegno familiare non può bastare: il padre, indaffarato nell’azienda di famiglia, è distante; la madre e il fratello vorrebbero aiutarlo, ma non sanno come… L’incontro con Ahmad, ragazzo povero ma forte e sicuro di sé, gli offre una via di fuga e un modo per accettarsi: insieme condividono sogni di riscatto, è la nascita di un’amicizia.
1967, giugno. Una breve illusione, e la discesa in un incubo. È la guerra dei Sei giorni, l’occupazione. La prepotenza e la violenza che si abbattono su Loai e sull’intero suo popolo paiono una versione parossistica e mostruosa del bullismo subito un tempo. Loai ha di nuovo Ahmad al suo fianco, ma la lezione di resistenza ha ora connotati ben più tragici.
Il ragazzo con la kefiah arancione è un romanzo indimenticabile: una storia di amicizia, tradimento, resistenza, perdono, in una terra martoriata: le vicende private dei protagonisti si intrecciano alle vicende di un popolo che nella capacità di resistere ha mostrato la sua forza, rivendicando tenacemente il diritto alla propria terra.
Emanuela Anechoum, Tangerinn, e/o Editore 2024
Il romanzo di una generazione che sa di dover partire ignorando la destinazione. In un mondo governato dall’incertezza e da falsi idoli, una giovane donna viaggia tra la grande metropoli, il paesello d’origine sul mare, il Marocco fantastico di un padre adorato ma sfuggente.
Mina ha trent’anni e conduce a Londra una vita costruita con grande attenzione e poca spontaneità, nel tentativo spasmodico di sentirsi finalmente “giusta”. Una sera riceve una telefonata da sua madre: il padre è morto. Mina torna a casa per i funerali, ma finisce per restare a lungo. Casa è la periferia di un paese sul mare in cui suo padre gestiva un piccolo bar sulla spiaggia frequentato per lo più da immigrati. Omar aveva cercato con quel bar di creare una piccola comunità per tutti coloro che non si sentivano accolti da quella nuova terra. In quello strano luogo dove nessuno sembra essere al suo posto, dove le persone troppo spesso appaiono come fantasmi che passano e svaniscono, Mina ritrova la famiglia, gli amici e soprattutto i ricordi del padre, questo mitico, inafferrabile, eterno migrante con un misterioso passato in Marocco.
In quest’avventura sensuale ma a tratti quasi metafisica, Mina scoprirà che le radici sono solo un sogno sfuggente, un desiderio di ritrovarsi in una storia comune, in un affetto profondo che ci faccia dimenticare, almeno a tratti, la ferocia del mondo e le ferite dell’abbandono.
Fabio Geda, La casa dell’Attesa, Laterza 2025
«A Chiulo, vedrai, a Chiulo non c’è niente. Niente in che senso? Niente, ha detto. Ma fai attenzione perché potresti comunque trovare tutto. Tutto cosa? Ciò che stai cercando. E cosa sto cercando? Se ancora non lo sai, be’, lo scoprirai arrivato a Chiulo.»
Il nuovo e intenso reportage narrativo dell’autore di Nel mare ci sono i coccodrilli.
Al centro di questo libro c’è una immagine: la casa dell’attesa, quella accanto all’ospedale rurale di Chiulo. Siamo in Angola, sugli altopiani al confine con la Namibia, luogo in cui le donne della provincia vanno a vivere in comunità prima del parto per proteggere sé stesse e i loro figli dagli imprevisti dell’ultimo mese di gravidanza. Fabio Geda racconta il lavoro di un gruppo di medici italiani e le storie di donne e uomini angolani il cui destino è stato trasformato dall’incontro con quei medici e con l’organizzazione cui appartengono, Medici con l’Africa Cuamm. Ma non c’è solo la casa dell’attesa: ci sono le strade di Luanda, la capitale, abitata da oltre dieci milioni di persone, strade piene di giovani che attendono di vendere qualsiasi cosa. C’è la bellezza di un ambiente naturale mozzafiato, abitato da popolazioni che lottano con la siccità e la malnutrizione. C’è il ricordo dei ventisette anni di guerra civile. Ci sono figure straordinarie, a partire da quella di Agostinho Neto, medico, poeta e padre della patria. Alla fine della lettura, ecco che l’immagine dell’attesa diventa universale. Perché questo nostro pianeta assomiglia a una gigantesca casa dell’attesa – in portoghese: casa de espera– dove a dare alla luce il futuro, o anche solo la giornata, fatichiamo tutti. Ma tutti continuiamo a sperare.
Paolo Malaguti, Piero fa la Merica, Einaudi 2025
Piero dei Gevori ha quindici anni e vive ai margini del bosco del Montello, l’antica riserva di legna della Serenissima. In famiglia sono tantissimi e poverissimi, hanno una casa che sta in piedi per miracolo, mangiano poco e non possiedono nulla. Come se non bastasse, la cattiva sorte si accanisce su di loro. Da qualche tempo, giú al paese, si dice che alla Merica regalino la terra a chi ha voglia di lavorare. Dopo l’ennesima ingiustizia, per i Gevori mettersi in viaggio in cerca di fortuna non è piú una scelta, ma l’unica salvezza. Eppure, quando arrivano in Brasile insieme alla marea di italiani in fuga dalla miseria, non trovano il paradiso promesso. Lí in mezzo al nulla bisogna farsi spazio, abbattere gli alberi per costruire tutto da zero: dovranno strappare la terra al mato, tra le minacce sconosciute della foresta vergine, lontani da tutto e da tutti, senza alcuna possibilità di tornare alla vita che si sono lasciati alle spalle. Piero aiuta il padre e la sorella a mandare avanti il fondo, tira su case, semina granturco e fagioli: arriva alla sera con le ossa rotte, ma nel frattempo cresce. E crescendo impara due cose: che per morire basta il morso di un serpente, e che il primo amore è piú pericoloso di tutte le bestie feroci messe insieme. Nel groviglio del mato, oltretutto, sarà lui a scoprire quello che nessuno aveva rivelato ai migranti. La loro terra appartiene ad altri, i nativi che quelle colline le abitano da sempre. Nel suo nuovo romanzo, Paolo Malaguti dà vita a una pagina dimenticata della migrazione italiana. Con la felicità narrativa che ben conosciamo e una lingua che ha i colori del veneto, dell’italiano e del portoghese, ci proietta in un mondo lontano e avventuroso, fatto di fatica e piante esotiche, febbre dell’oro e tradizioni da custodire a un oceano di distanza.
Davide Coppo, La Parte Sbagliata, e/o Edizioni 2025
«Con una lucidità cristallina e una tenerezza raggelante, La parte sbagliata riesce a raccontare la fascinazione di un ragazzo per la violenza attraverso il filtro dell’incanto adolescenziale: non per odio o ribellismo ma come esito tragico di una timida ricerca di senso». Vincenzo Latronico
Cosa spinge un giovane di buona famiglia, senza particolari traumi alle spalle, a scegliere la via dell’estremismo politico? Siamo negli anni Duemila, non nei Settanta: Ettore, il protagonista di La parte sbagliata, lasciata la periferia e arrivato in città per iscriversi in un grande liceo del centro, si ritrova senza punti di riferimento, sperduto, soprattutto umanamente, in un territorio e una comunità in cui non sa ritrovare riferimenti né amicizie. Li troverà presto in un gruppo neofascista, prima per caso, e poi coltivando da sé la propria stessa radicalizzazione, il distacco dalla famiglia e dagli amici, fino a un inevitabile e tragico finale.
È un romanzo di formazione sbagliata, un climax non tanto – non solo – di violenza, ma anche di legami che si stringono, altri che si sfilacciano, e soprattutto di costruzione di un’identità. Allo stesso tempo, è una confessione intima, sia tenera che dolorosa, dello spaesamento emotivo con cui ci si trova a fare i conti durante l’adolescenza, e un viaggio nell’attrazione che il male sa sempre esercitare.
Anna Mallamo, Col buio me la vedo io, Einaudi 2025
«Una lingua tutta nuova che afferma e nega, allarma e consola. La forza di una ragazzina che tenta di riparare il mondo e intanto lo scopre».
Donatella Di Pietrantonio
Lucia ha sedici anni e un cognome – Carbone – che spegne il suo nome, «come il nero e la luce, come la rabbia e l’amore». Del resto, ogni cosa sembra presentarsi doppia ai suoi occhi: maschile e femminile, ad esempio, o corpo e mente. E, soprattutto, il mondo di sopra, quello che abita ogni giorno con la sua famiglia, e il mondo di sotto: la buia cantina in cui ha rinchiuso Rosario dopo averlo rapito. In questo libro magnetico tutto è imprevedibile, perché tutto, proprio tutto, matura nell’immaginario di un’autrice che ha molto da dire e un modo originalissimo per farlo.
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Andrej Longo, Dieci, Sellerio 2025
Dieci racconti ciascuno dei quali ha per titolo e filo conduttore un comandamento biblico. Dieci storie che si srotolano in una Napoli inesorabile e che nel volgere di poche ore hanno la fatalità e la portata di una tragedia classica. Il bravo ragazzo che cerca di non compromettersi con il boss del quartiere; il killer che spera che il figlio non segua la sua strada; la ragazzina che solo a un gatto di stoffa può confidare l’orrore che ha vissuto; il giovane delinquente che negli occhi di un vecchio scopre una realtà inaspettata; tutti i personaggi, in una maniera o nell’altra, sono costretti a fare i conti con un destino che non sempre hanno scelto e che li costringe a combattere.
Lo stile secco, senza aggettivi e senza metafore di Andrej Longo, fatto solo di dialoghi e di una lingua che sembra venire direttamente dalla strada, ci conduce per mano nel cuore di una città contraddittoria. E un racconto dietro l’altro, quasi impossibilitati a smettere, si ha la sensazione che più che di un libro di racconti si tratti di un vero e proprio romanzo.
Angelo Carotenuto, Viva il Lupo, Sellerio 2024
Un mercoledì di fine luglio Gabriele Purotti si sveglia senza voce. Ha poco più di cinquant’anni ed è il leader dei Dorita, uno dei gruppi rock più in vista della scena indie italiana. Tutti lo conoscono come Puro, è diventato davvero famoso grazie alla televisione, ogni settimana gli passano davanti le giovani speranze della musica italiana e lui è il loro giudice, nel talent show musicale di maggior successo, «Viva il lupo». Adesso il suo futuro di cantante è a rischio, i medici non sanno darsi spiegazioni, lui sì. La voce si è spenta appena saputo della morte di Tete, una ragazzina sedicenne. È stata travolta da un treno mentre attraversava in monopattino un passaggio a livello, con le cuffie alle orecchie e la musica alta. Due giorni prima, alle audizioni del programma, aveva dimostrato un grande talento. Però era stata rifiutata con il voto decisivo del Puro. Forse – sospetta la Procura – potrebbe essere stato un gesto volontario. Gabriele sprofonda nell’abisso del rimorso e comincia una doppia ricerca, dentro e fuori di sé. Vuol sapere tutto di Tete, ricostruire i suoi sogni e quel mondo che sente d’aver spezzato. Poi ha l’urgenza di rintracciare le altre ragazze e i ragazzi da lui bocciati negli anni, di verificare se si è lasciato dietro una scia di dolore e disperazione. Mentre la gara televisiva prosegue inarrestabile senza di lui, macinando rivalità e rancori, vincitori e sconfitti, Puro riesce a entrare in contatto con la famiglia della ragazzina, scoprendo una nonna straordinaria e un fratello stralunato e geniale. Un doppio incontro che cambierà il senso della sua ricerca e il corso della vita di ognuno di loro.
Un romanzo che racconta il presente nei desideri e nelle sconfitte, nella violenza della competizione e nella dolcezza dell’amicizia, capace di rappresentare lo smarrimento della vecchiaia che incombe, lo struggimento di un’adolescenza che pare non aver fine, il disagio di una società di adulti fragili, convinti che invece la fragilità sia dei giovani.
Davide Avolio, I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno, Mondadori 2025
“Quell’inverno accadde senza che potessimo rendercene conto, la giovinezza ci piovve addosso. Mi sentivo corrisposto dal mondo, dalla mia città, per la prima volta. Facevo con Laura lunghe passeggiate sull’arteria affollata di via Toledo, eravamo due petali trasportati dalla corrente di persone fino a piazza del Plebiscito.” Lorenzo ha quattordici anni e un quaderno pieno di versi che si tiene per sé, alternando l’urgenza di esprimersi al pudore di svelare la propria sensibilità. Durante una gita scolastica a Pompei vive un incontro inatteso: mentre la simpatica guida traduce dal latino alcune frasi scritte sui muri, Lorenzo si accorge per la prima volta dell’Amore, quello che mescola la lingua con le budella, nelle sembianze della sua compagna di classe, Laura. È lei l’angelo-mostro, visto mille volte nei videogames, al contempo desideratissimo e fomentatore di profonde incertezze. Riuscirà l’aspirante poeta a trasformare le sue parole in vita vissuta e a domare le vulcaniche manifestazioni della sua età? Davide Avolio è un ragazzo napoletano che da alcuni anni diffonde la sua grande passione per la letteratura sui social, nei suoi libri di poesia e anche a teatro. In questo romanzo, dall’evidente matrice autobiografica, l’autore racconta con brillante sincerità la storia d’amore fra due giovani che affrontano per la prima volta le richieste del cuore. Fra paure e incertezze, fra pulsioni inedite e resistenze familiari, con una Napoli vitale e ambigua sullo sfondo, Lorenzo cerca risposte aggrappandosi alla lezione dei grandi poeti, scoprendo sulla sua pelle che innamorarsi è un’esplosione silenziosa, ma che per l’amore bisogna apprendere un intero vocabolario.
Enzo Fileno Carabba, L’arca di Noè, Ponte alle Grazie 2025
Ho scritto la storia dell’arca di Noè perché è una delle prime storie che ho ascoltato. Ero piccolo, ma l’immagine dell’immensa fila
di animali silenziosi in attesa di imbarcarsi non l’ho mai dimenticata. Mi sono sempre chiesto cosa facessero esattamente dentro l’arca, perché nessuno lo dice. Poi, un giorno, mi sono ritrovato tra loro. Ho descritto il viaggio dell’arca perché racconta come sopravvivere
al diluvio grazie al rapporto con gli animali e altri messaggeri. Il diluvio è una grande crisi che può assumere varie forme, materiali o immateriali. Per esempio: una catastrofe climatica o un annebbiamento dei cervelli. Anche l’arca può essere molte cose: un linguaggio, un archivio, il nostro pianeta. E molti sono i nomi di Noè. La sua storia è più antica della Bibbia ed è stata raccontata da molti popoli. Parla di distruzione e speranza. Pone una domanda cruciale: cosa merita di essere salvato? Oggi ci sono miliardari tecnologici come Elon Musk che sognano un’arca spaziale, un’astronave, che conduca pochi privilegiati su Marte, in fuga dalla Terra dopo averla distrutta. Ho scritto questa storia per immaginare una salvezza diversa. Infine l’ho scritta per dedicarla ai miei figli. Quando sembra che il mondo sia finito, è il momento di costruire un’arca per farlo ricominciare.
Enzo Fileno Carabba
Andrej Longo, Undici, Sellerio 2025
Undici storie di donne ambientate a Napoli e in provincia, simili a fotografie capaci di raccontare con un solo frammento una condizione umana e sociale dei nostri tempi. Alcuni di questi racconti prendono spunto dalla cronaca. Come il bellissimo La sedia, in cui tutto gira intorno alla domanda di una bambina che chiede il motivo di quella sedia messa sul marciapiede per assicurarsi un parcheggio. O come L’ultima cena, in cui una donna è costretta a fare i conti con la più terribile delle realtà. Altri racconti vengono fuori da brandelli di vita reale, come la badante che nella poesia trova la sua nemesi, o la ragazza che sognava di sposare un camorrista. In tutte le storie le protagoniste si trovano a lottare con un destino che sembra ineluttabile. E sempre la scrittura dell’autore, priva di fronzoli e indulgenze al sentimentalismo, ci mostra il peso e il dolore del vivere femminile in certi contesti.
Le storie di Undici. Non dimenticare, pur nella loro completa autonomia, possono essere lette come il seguito del precedente e felicissimo Dieci, con un’ambientazione simile, ma con un raggio di luce che si fa strada nella tragedia e che lascia intravedere, seppur a fatica, un riverbero di speranza.
Nicola Muscas, Un amore di contrabbando, Mondadori 2025
Quando è morto Gigi Riva se n’è andato l’ultimo dei ribelli, un irregolare per sottrazione. “Quel gol in rovesciata? Ma no, niente: ho visto il pallone arrivare, ci ho provato, mi è andata bene.” Leonardo Carboni, giornalista e scrittore con l’anima in riserva, partecipa al funerale in una Cagliari avvolta da un silenzio irreale, perso in mezzo ad altre trentamila persone. Gli occhi intorno a lui brillano di commozione, ma presto a risplendere è la limpidezza dei ricordi che genera un misterioso senso di comunità. In tanti sentono l’urgenza di raccontare il loro Gigi Riva, chi lo ha visto giocare, chi lo ha conosciuto, chi lo ha solo immaginato. Dietro quei racconti Leonardo vede pulsare vite piene di emozioni. Cosa è stato, per loro, Gigi Riva? E cosa scopriamo, di noi stessi, tra le pieghe delle vite degli altri? Sono queste domande a fargli prendere una decisione improvvisa: inseguire il fantasma di Riva per rimettersi in gioco, dando vita a un romanzo che è fatto di incontri, viaggi, speranze, sorprese, amori, consigli e bugie. Tappa dopo tappa – tra Leggiuno e Milano, tra Cagliari e Torino, tra Carloforte e Roma – emerge il profilo di un uomo votato al tragico, che da eroe ci ha mostrato come si diventa mito, e cioè alla sua maniera, l’unica possibile: scomparendo. Questa è la storia dei suoi tiri mancini e dei suoi no così ostinati, del suo dolore così profondo, così pieno di pudore, così scintillante di dignità. La storia di Rombo di Tuono e dell’Hombre Vertical, un calciatore che era un’iradiddio, un uomo che non somigliava a nessuno. “Se non avessi giocato a calcio? Avrei fatto il contrabbandiere.”
Saba Anglana, La Signora Meraviglia, Sellerio 2024
Un uomo insegue una giovane, poco più di una bambina, che corre disperata per salvarsi la vita. Lui è somalo, lei etiope, si chiama Abebech, e verrà abbandonata in Somalia con una figlia e un vuoto incolmabile dentro di sé. Nel 1938 l’Africa Orientale Italiana è un regno coloniale, un nuovo impero nato da pochi anni. Molti decenni dopo, nel 2015 a Roma, Dighei è una signora etiope dal carattere ribelle. Ha bisogno di prendere la cittadinanza, il governo ha imposto nuove regole per gli stranieri, anche per chi è in Italia da quarant’anni insieme al resto della famiglia. La nipote Saba aiuta la zia a muoversi nella burocrazia di una città faticosa e contraddittoria: dipendenti comunali confusi, documenti impossibili da reperire, barriere di ogni tipo, situazioni talmente assurde da diventare comiche. Questo percorso frustrante alla ricerca della agognata signora Meraviglia – come in casa chiamano la cittadinanza italiana – si rivela decisivo per comprendere la natura di un turbamento che da nonna Abebech fino a Saba stessa ha infestato tutte loro. Un sentimento oscuro, un senso martellante e oppressivo di vuoto, forse un bisogno insoddisfatto di capire chi si è davvero, la paura raggelante di non essere niente e nulla. Dal passato emerge la storia di una famiglia sin dall’inizio sradicata: Abebech giunge a Mogadiscio seguendo il caso e la necessità, e in ascolto dei presagi di un indovino. Qui conosce il suo futuro marito e finalmente, con i loro otto figli, sembra possibile una parvenza di felicità, di serenità familiare. Almeno fino a quando Abebech non inizia a scivolare in un abisso dove le parole e il senso della vita svaniscono. Forse è posseduta da uno spirito pericoloso e inquietante, che solo una donna può aiutarla ad affrontare. Questa donna ha un nome che tornerà molti anni dopo: Wezero Dinkinesh, letteralmente signora Meraviglia.
Giorgio Ieranò, Il racconto del Labirinto, Einaudi 2024
In un viaggio attraverso la letteratura antica e moderna, da Omero a Ovidio, da Euripide a Seneca, da André Gide a Jorge Luis Borges, Giorgio Ieranò racconta le vicende dei diversi protagonisti della leggenda – ogni personaggio del mito ha vissuto la grande avventura a modo suo e può narrarne solo un frammento, che però fa parte di un disegno più grande -, componendo un mosaico di storie che ci trasporta in un Mediterraneo antichissimo e leggendario. E ci fa guardare in un modo nuovo a uno dei simboli più enigmatici e affascinanti della mitologia greca.
Europa e Zeus, Minosse, Pasifae e il Minotauro, Dedalo e Icaro, Arianna e Teseo, Fedra e Ippolito: un intreccio inestricabile di miti che danno vita a una delle saghe più famose della mitologia greca. Un viaggio in un Mediterraneo antichissimo e leggendario tra storie di dèi, eroi, principesse ed enigmi. Europa, la principessa che, rapita da Zeus e trascinata in un viaggio prodigioso, ha regalato il nome al continente in cui abitiamo; Pasifae, la madre del Minotauro, che spiega come nacque in lei la passione innaturale per un toro; Icaro, figlio di Dedalo, artefice del Labirinto, che precipita nel suo folle volo; Teseo che affronta il Minotauro, il mostro mezzo uomo e mezzo toro, e risale alla luce grazie al filo offertogli dalla principessa Arianna; Fedra, sorella di Arianna che vive un’altra fatale trasgressione erotica, innamorandosi del figliastro Ippolito. Intorno al Labirinto, luogo di morte ma anche di iniziazione alla vita, ruota un intero mondo di eroi e di divinità che sono entrati a far parte del nostro immaginario e che ancora oggi ci parlano e ci affascinano.
Davide Longo, Il Gioco della Salamandra, Mondadori 2024
Un’appassionante indagine del nuovo imprevedibile protagonista di Davide Longo.
Olivo Depero, sedici anni, salta da una comunità all’altra da quando ha perso i genitori in un terribile incidente. Ama i libri, odia i congiuntivi sbagliati, indossa vestiti sempre uguali e dice al massimo seicento parole al giorno, lo stretto indispensabile per comunicare con il mondo. Anche se il mondo non ha segreti, per Olivo, che con la sua intelligenza straordinaria memorizza, deduce, intuisce, vede cose che nessun altro vede. È per questa sua dote che una commissaria di polizia disperata pensa che lui sia l’ultima possibilità per ritrovare quattro adolescenti scomparsi. Un caso in cui c’è qualcosa di strano che Olivo non riesce a capire. Esattamente come piace a lui.
…
Fabio Genovesi, Oro Puro, Mondadori 2023

In questo romanzo, Fabio Genovesi non solo ci racconta la navigazione di Colombo come mai è stato fatto prima, ma ci cala dentro una grande avventura umana, esistenziale e sentimentale, che si snoda attraverso imprese, amori, crudeltà spaventose e improvvise tenerezze, svelandoci come dietro la scoperta occidentale delle Americhe si nascondano violenze, soprusi e malintesi, ma soprattutto l’insopprimibile, eterno istinto degli uomini a prendere, consumare e distruggere tutto, persino se stessi. Avendo imparato dalla madre a leggere e scrivere, Nuno, protagonista del romanzo, diventa lo scrivano di Colombo, e trascorrendo ore ad ascoltarlo sente crescere l’entusiasmo per i grandi sogni di questo imprevedibile esploratore visionario. Attraverso lo sguardo di Nuno, percorriamo il viaggio più importante della storia dell’umanità: i giorni infiniti prima di avvistare terra, fino alla scoperta di un mondo nuovo, una nuova umanità, una nuova, diversa possibilità di intendere la vita. In questo Paradiso Terrestre, Nuno imparerà quanta ferocia, quanta avidità possa motivare le scelte degli uomini, ma anche la forza irresistibile dell’amore, che lo travolgerà fino a sconvolgere i suoi giorni e le sue notti.
Matteo Nucci, Il grido di Pan, Einaudi 2023
Poetici, enigmatici, oracolari, i pensatori piú antichi sono dominati da una drammatica complessità che da sempre mette in crisi i lettori. Eppure è alla portata eterna dei loro versi vertiginosi e sconcertanti che si affida Matteo Nucci per ricordarci quale sfida dobbiamo accettare per non dimenticare la nostra vera natura. Furono, infatti, questi sapienti – Eraclito, Parmenide, Empedocle – a dare la risposta piú esatta e oscura. Ed è proprio con la loro oscurità che dobbiamo confrontarci, se vogliamo vivere fino in fondo il potere e la debolezza di ciò che ci allontana dal regno animale, il logos, per fare esperienza della nostra umanità, e soprattutto della nostra animalità. Rileggendo miti in cui umano e animale s’intrecciano in creature fantastiche – dal Minotauro alla Sfinge -, attraversando i secoli per trovarci di fronte a scrittori come Dürrenmatt e Hemingway, o poeti come Kavafis e García Lorca, scopriamo quanto potenti e irresistibili siano certe riflessioni antiche, quanto storie famosissime come quelle di Edipo e di Arianna possano farci guardare con altri occhi a temi che di solito giudichiamo con il pregiudizio della superficialità. Corredato dalle illustrazioni di Giovanni Battista Porzio, Il grido di Pan ci mette di fronte alla verità decisiva: «Cosa siamo noi se non animali mortali? Esseri che nascono e muoiono, immersi in un ciclo continuo di nascite e morti, noi come quegli animali che invece il nostro logos non lo condividono. Ecco ciò che siamo e che dimentichiamo».
Giorgio Scianna, Senza dirlo a nessuno, Einaudi 2024
Manish ha sedici anni e vive insieme al padre, che piú che un genitore sembra un coinquilino distratto. La sua vita a Londra è quella che vorrebbe qualsiasi sedicenne: nessun divieto, nessuna raccomandazione, nessuna domanda quando rientra a casa. L’ideale per lui, che è cosí taciturno. Finché una mattina d’estate, all’insaputa di tutti, prende un aereo per Roma. È proprio in quella città a lui sconosciuta che, durante una retata al parco, i poliziotti lo arrestano per spaccio. Manish però continua a tacere. Sua madre vive a Genova, e quando la informano dell’arresto lascia di corsa i bambini e il nuovo marito per raggiungere quel suo primo figlio cosí enigmatico. Eppure in poche ore, inspiegabilmente, Manish viene rilasciato con tante scuse da parte delle forze dell’ordine. I poliziotti sorridono, minimizzano: sembrano avere troppa fretta di chiudere il caso. Cos’è successo davvero in quel parchetto di Roma? La madre potrebbe fare finta di niente, tornare alla sua vita e accontentarsi del pericolo scampato. Ma nello sguardo del figlio intravede un segreto piú grande di lui. E allora sceglie di andare nella direzione opposta, dritta al cuore di un mistero dove la posta in gioco è il futuro di tutti loro. Libro dopo libro, Giorgio Scianna sta mettendo insieme una mappa dell’oggi: nessuno come lui sa parlare cosí schiettamente agli adolescenti, e ai loro genitori. Stavolta al centro del racconto c’è la responsabilità delle proprie scelte, la fiducia, il bisogno di indipendenza, gli errori degli adulti quando una famiglia si spacca. Senza dirlo a nessuno è un libro che ci ricorda a ogni pagina quanto l’adolescenza – anche per chi ne è lontanissimo – sia un affare maledettamente serio.
