L’eco dei ragazzi

Siete curiosi di sapere cosa ne pensano i ragazzi degli incontri con gli scrittori? Qua troverete le loro recensioni e la loro creatività. Le scuole che vogliono vedere i lavori dei propri ragazzi qui publicate posso inviarcele per mail e saremo lieti di arricchire questa pagina.


Incontro con Fabio Geda, 24.02. 2018, Liceo Corpernico, Bologna

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Camilla Zaccaria IIB – Liceo Copernico Bologna

“Non mi sono mai illuso di poter fare lo scrittore”, ripete più volte Fabio Geda, autore del bestseller Nel mare ci sono i coccodrilli e di diversi altri romanzi, nell’incontro del 24 febbraio, al liceo scientifico Niccolò Copernico di Bologna. Noi studenti, ovviamente, abbiamo molte domande da fargli, e lui è lieto di risponderci. Scopriamo così qualche retroscena su Geda e sul suo processo creativo: le storie sono sempre state presenti nella sua vita, che fossero in forma di romanzi, fumetti, film o canzoni, ma forse il periodo in cui ha cominciato ad appassionarsi alla lettura è stato quello delle medie. Allora il suo professore non assegnava un libro obbligatorio da leggere, ma arrivava una volta al mese in aula con un carrello pieno di romanzi, tra cui gli studenti potevano scegliere: così i ragazzi avevano la possibilità di trovare il loro stile preferito, e si consigliavano i libri a vicenda. Geda invece dice che non saprebbe mai consigliare a qualcuno quale libro leggere, perché abbiamo tutti gusti diversi. A questo proposito, aggiunge che spesso ci sentiamo in colpa perché non ci piace una determinata forma d’arte, ma che è un nostro diritto avere delle preferenze, e dobbiamo leggere ciò che ci piace; quando qualcuno dice che non gli piace leggere, è ovvio che non abbia ancora trovato il romanzo giusto per sé. Il primo racconto che Geda ha pubblicato è stato un horror in stile Stephen King, sul giornalino della sua scuola superiore, a quattordici anni; sono dovuti passare vent’anni per il suo primo romanzo, Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani. L’autore ci racconta che si ritiene fortunato per quanto riguarda la pubblicazione: ha dovuto presentare la sua opera a dieci case editrici minori, e alcune non gli hanno nemmeno risposto, ma due si sono mostrate interessate, e non è poco per uno scrittore emergente, dati i diciottomila libri pubblicati all’anno in Italia. È molto frequente che sopraggiunga un’idea per scrivere un racconto o un romanzo, ma è altrettanto frequente interrompersi dopo le prime righe. Secondo Geda esistono due tipi di scrittori: gli esploratori e gli architetti. I primi hanno un’idea dell’ambiente e delle emozioni in cui si vogliono immergere, ma sprecano molte pagine, perché magari si rendono conto di cosa scrivono a metà dell’opera; gli architetti cominciano a scrivere quando sanno com’è fatto il palazzo che è la loro storia, poi esplorano un edificio di cui hanno la mappa mentale. Quindi l’autore dà un suggerimento: per non interrompersi nella scrittura, bisogna sapere di cosa parlare, darsi dei punti di riferimento, poiché senza quelli lo scrivere diventa come un viaggio in macchina senza meta. Poi Geda racconta un po’ dei suoi romanzi; l’idea di scrivere Nel mare ci sono i coccodrilli è arrivata per caso: l’autore stava presentando la sua prima opera, che parlava anch’essa del lungo viaggio di un ragazzino, e nel pubblico c’era questo diciassettenne afghano che ha poi raccontato la sua storia travagliata. Lo scrittore voleva a sua volta far conoscere le traversie di Enaiatollah, e così è nato il suo romanzo più conosciuto. Ma se per Nel mare ci sono i coccodrilli è andata così, cosa ha spinto Geda a scrivere il suo ultimo romanzo, Anime scalze? L’autore rivela che improvvisamente gli è comparsa in mente l’immagine di un ragazzo con un fucile sul tetto, che rappresenta simbolicamente la vita dei ragazzi nella comunità dove lavorava come educatore, e sapeva che quello doveva essere l’inizio della sua storia. Poi un giorno ha cominciato a comporre gli eventi del romanzo a partire da quell’immagine, e ha trovato a casa di suo fratello una biografia fotografica di Mike Brodie, dove c’erano anche poche righe di testo: leggendole ha sentito che quella era la voce del suo protagonista. Perciò era fatta: aveva le immagini e la voce, quindi ha cominciato a scrivere. Anime scalze racconta di Ercole, un ragazzo di quindici anni, che vive a Torino con il padre, sbadato e senza lavoro, e la sorella Asia, poco più grande di lui, che tiene i conti di casa, falsifica le firme, prepara da mangiare e si occupa del fratello. La madre se n’è andata da molto tempo, ma un giorno
Ercole scopre che aveva tentato di riallacciare i rapporti attraverso delle cartoline. Allora il ragazzo parte alla sua ricerca, con vaghe indicazioni e il dubbio di non riuscire a riconoscerla dopo tutto quel tempo. L’autore ha svolto un ottimo lavoro di caratterizzazione: si è persino chiesto che musica ascoltassero i suoi personaggi, ed è giunto alla conclusione che al protagonista piace il rap; ha pensato che artisti come Marracash e Guè Pequeno potessero raccontare qualcosa al ragazzo, dunque ha inserito una frase della loro canzone all’interno del libro, all’inizio del sesto capitolo, sotto forma di esergo. Lo scrittore rivela che il personaggio che si è divertito di più a caratterizzare è stato il padre di Ercole, perché è uno straordinario incapace, ma a lui piacciono le persone incapaci che comunque nel proprio piccolo provano a fare del loro meglio. Svela anche che è presente nel romanzo una parte che lo commuove: quella in cui Ercole e il padre parlano tra loro della scuola e il ragazzo scopre che il genitore, un uomo così inconcludente, se avesse seguito la sua passione, sarebbe potuto diventare uno scienziato. Alla domanda di come mai avesse scelto Anime scalze come titolo del romanzo, Geda risponde che lo ha deciso solo alla fine della stesura; la storia parla dell’adolescenza di Ercole, e per l’autore adolescenza vuol dire sia libertà sia rischio: la parola “scalze” caratterizza le anime degli adolescenti, perché libere ed esposte al pericolo. Tuttavia, secondo alcuni ragazzi, nel finale non si è respirato lo stesso pericolo e drammaticità rispetto al resto del romanzo: l’autore dice che sa bene che nella realtà non tutto si risolve per il meglio, ma che almeno nei suoi romanzi desidera dare una parvenza di lieto fine. Aggiunge che, a dire il vero, poiché molte domande sono state lasciate senza risposta, noi non sappiamo se la situazione del finale rimarrà la stessa, e non lo sa nemmeno lui. Afferma infatti che non si considera come un burattinaio che muove i suoi personaggi, ma come un archeologo che scopre cose già esistenti, quindi racconta una storia che risulterà vera agli occhi del lettore. A lui non piace definire tutti i dettagli, come non gli piacciono i romanzi che non lasciano a chi li legge uno spazio per immaginare. È stato molto interessante incontrare l’autore di un romanzo che abbiamo letto, e una grande opportunità per i giovani aspiranti scrittori tra noi.


Greta Dattisti IVC – Liceo Copernico Bologna

Il giorno 24 Febbraio 2018 lo scrittore Fabio Geda, grazie al progetto Rapsodia, è venuto al liceo Copernico per rispondere alle domande di noi studenti sul libro “Anime scalze”. La prima domanda fatta allo scrittore ha riguardato la scelta del titolo del libro: “scalzo” è la parola che secondo lui più si avvicinava ad identificare la categoria degli adolescenti, protagonisti del libro, in quanto si sentono liberi come ci si può sentire nel momento in cui si è scalzi, ma al tempo stesso questa condizione è pericolosa perché non si ha nessuna protezione. Parlando dei personaggi del racconto, Geda ci ha detto che il personaggio che più preferisce e che più si è divertito a scrivere è stato il padre di Ercole ed Asia, un “geniale incapace” che pur provando a fare il padre non ci riesce, risultando “tanto inadeguato quanto innocente”, dice lo scrittore. All’inizio di ogni capitolo del libro troviamo delle citazioni da libri, canzoni o poesie che hanno aiutato l’autore a scrivere il capitolo stesso, perché lui ci dice di prendere ispirazione dai suoi scrittori preferiti per scrivere, rielaborando dei concetti che fa poi propri. Geda ha parlato, inoltre, di come riesce a comporre i suoi libri definendosi scrittore “architetto”, perciò sin dall’inizio del suo libro lui già sa quale sarà l’andamento, a grandi linee, dei suoi personaggi, nonché il finale della storia. Ha raccontato anche di com’era la sua vita prima di fare lo scrittore: faceva l’educatore, ed è proprio grazie ai racconti dei ragazzi che gli stavano intorno che lui ha preso ispirazione per i suoi libri. In seguito, dopo aver ottenuto notevole successo grazie al suo libro “Nel mare ci sono i coccodrilli”, dovette decidere a quale lavoro dedicarsi. Scelse cosi la carriera dello scrittore, che lui non avrebbe mai pensato di poter fare. Aveva sempre scritto durante la sua vita, ma fare lo scrittore di professione rimaneva un sogno nel cassetto. Ammette infine che la sua passione gli è stata in parte trasmessa dai genitori i quali avevano, però, intrapreso strade lavorative molto diverse da quelle che lui sognava (la madre faceva la professoressa di matematica). Importante è stato soprattutto il nonno, che lo affascinava raccontandogli le sue avventure vissute nel periodo della Seconda guerra mondiale. Lo scrittore Geda, in modo molto scherzoso, è riuscito a far sentire a proprio agio gli
studenti che gli hanno posto molte domande, e interessati hanno ascoltato le risposte creando un’interazione piacevole e molto stimolante.